Buonessere
Il plogging
La nuova tendenza fitness arriva dalla Svezia e ha un nome un po’ così: plogging.
Il plogging unisce il piacere di fare attività fisica con il dovere di mantenere il proprio ambiente urbano e cittadino pulito e in ordine. In altre parole: raccogliere rifiuti mentre si corre.
Il nome è una crasi tra “plocka upp”, che in svedese significa “raccogliere, ripulire” e il più internazionale “jogging”, ovvero “procedere a balzi” ma per tutti ormai “correre”.
Non serve molto per fare plogging: guanti, sacchetto della spazzatura oppure zaino e ovviamente scarpe da ginnastica e abbigliamento da runner. Oltre alla “solita” soddisfazione e fierezza per avere portato a termine un’attività fisica, il plogging rinforza il soddisfacimento morale anche sul lato civico: la consapevolezza di avere contribuito alla salvaguardia dell’ambiente facendo sport fa schizzare alle stelle l’endorfina. Senza dimenticare la socialità del plogging, solitamente praticato a gruppi.
L’origine di questo fenomeno sono gli Stati Uniti, dove nel 2014 l’antesignano del plogging si faceva chiamare “trash run”. Ma per il successo si dovette attendere il rilancio in salsa svedese. Merito di Erik Ahlström, che cominciò a ripulire correndo le strade della sua città, Stoccolma, raccontando questa singolare iniziativa sul suo profilo Facebook.
E proprio i social sono il volano del ploggin. Solo su Instagram ci sono infatti più di 4mila post sotto l’hashtag #plogging, utilizzato dai plogger per caricare immagini prima e dopo le loro uscite.
Da un punto di vista sportivo, poi, l’allenamento risulta interessante e persino più proficuo di una semplice corsa perché si trasforma in una specie di interval training o, se preferite, in una seduta di ripetute o di variazioni.
Anche in Italia il fenomeno sta prendendo rapidamente piede. Tra le prime città ad aderire alla corsa coi sacchi (della spazzatura): Casale Monferrato, Milano, Bologna, Bergamo, Firenze e Monza.