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Le Microplastiche
Se ne sente parlare sempre più spesso. Le microplastiche sono ormai entrate nel gergo di tutti i giorni. Con microplastica si intendono quelle piccole particelle di materiale plastico – davvero molto piccole: sotto il millimetro per arrivare al micrometro, cioè un milionesimo di metro – che infestano soprattutto mari e oceani del globo.
Le microplastiche impiegano diversi anni per sciogliersi e nel frattempo vengono ingerite o accumulate negli organismi di diverse specie. Anche noi le mangiamo.
Perché si formano le microplastiche e le conseguenze
Banalmente, perché la plastica finisce in mare e, col tempo, si discioglie in frammenti più piccoli a causa dell’effetto del vento, delle onde, dei microbi e delle temperature. È un processo lungo e che si allunga ulteriormente per via degli additivi chimici utilizzati durante la produzione delle “plastiche prime” che nel tempo diventano micro e nanoplastiche.
Alcuni dati statistici. Nel XX secolo, dagli anni Trenta alla prima decade degli anni Duemila, la produzione è passata da 1,5 milioni di tonnellate a oltre 280 milioni di tonnellate di plastica. Secondo un recente studio commissionato da Greenpeace almeno 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno finiscono direttamente o indirettamente nei mari. In forme eterogenee: sacchetti, imballi, polistirolo, attrezzi per la pesca, piccole sfere.
Come dicevamo, una volta in acqua, le microplastiche vengono ingerite dalla fauna marina e in diversi casi tornano in direzione dell’uomo. Addirittura, tra il 15 e il 20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche. Insomma, gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche possono finire nel nostro organismo, con conseguenze tutt’altro che rosee.
I settori
Il settore della cosmesi produce una grande quantità di microplastiche. Le microsfere per make-up, igiene dentale e prodotti di bellezza hanno generato tonnellate di microplastica.
Anche le fibre dei tessuti sintetici sono una fonte di microplastica. Le fibre di plastica, come poliestere, acrilico e poliammide, vengono “erose” attraverso i lavaggi in macchina e poi drenati nei sistemi idrici.
Attenzione anche alla mobilità su gomma. Un buon numero di microplastiche deriva dallo sfregamento degli pneumatici sull’asfalto durante la guida. Infine, anche le navi che solcano i mari sono fonte di rifiuti: pare che solo nei primi anni Novanta siano state immesse in mare 6,5 milioni di tonnellate di plastica dalle navi.
Nanoplastiche
Oltre alla microplastiche esistono anche le cosiddette nanoplastiche, ancora più piccole, talmente piccole che sono molto difficili da individuare e campionare con gli strumenti a disposizione oggigiorno. Ma sappiamo che esistono e che stanno “lavorando ai fianchi” del nostro pianeta.